COME MIGLIORARE LA SENSIBILITà INSULINICA- DOTT.MARCO GUERCIONI
Quando si entra nell’argomento sensibilità insulinica, si aprono tantissimi scenari al quale questo fenomeno è direttamente o indirettamente collegato.
INSULINA: COS'E' E QUALE FUNZIONE HA?
Molto semplicemente sappiamo che il pancreas produce l’ormone insulina in risposta ad un innalzamento della glicemia e le cellule del tessuto muscolare e adiposo, in risposta a questo aumentato livello di ormone nel sangue, possono assorbire più o meno facilmente il glucosio al loro interno per svolgere le varie funzioni energetiche/anaboliche.
La sensibilità insulinica è connessa al fatto che questo fenomeno precedentemente descritto avvenga più o meno facilmente, ovvero a quanta insulina deve essere prodotta affinche la glicemia venga riabbassata ai valori normali e veicolare correttamente il glucosio all’interno di muscoli e tessuto adiposo. Tanta più insulina verrà prodotta e tanto meno sensibili siamo, viceversa tanta meno insulina e per meno tempo verrà prodotta, per abbassare la glicemia ai valori normali, più sensibili ad essa siamo.
QUALI SONO I DIVERSI TIPI DI SENSIBILITà INSULINICA?
Periferica: muscoli e tessuto adiposo recepiscono l’insulina e rispondono al segnale incorporando glucosio attraverso la loro membrana, ottimizzando tutti i processi ad esso collegati. ( diabete tipo 2 resistenza periferica)
Epatica: è legata al processo della gluconeogenesi ovvero della produzione di glucosio da parte del fegato che normalmente viene bloccata dall’aumento dell’insulina nel sangue. Quando la sensibilità epatica all’insulina è danneggiata, si assiste ad una continua produzione di glucosio da parte del fegato anche quando i livelli glicemici e insulinici circolanti sono alti, creando cosi una cascata di glucosio tale da saturare negativamente i processi lipolitici e favorire quelli adipogenici istaurando uno dei presupposti della sindrome metabolica.
Pancreatica: il pancreas che produce insulina, se non avverte correttamente i livelli circolanti di questo ormone, continuerà a produrre una quantità inappropriata degenerando nel tempo esaurendo la normale funzione fisiologica che per vari motivi (autoimmuni-stile di vita) porterà alla genesi del cosidetto diabete mellito di tipo 1 ( insulino dipendente)
Negli anni la sensibilità insulinica viene fisiologicamente compromessa, ma tutti sappiamo che l’esercizio fisico sia aerobico che di controresitenza (pesi), una bassa bodyfat e un’alimentazione particolarmente controllata si inseriscono nelle soluzioni che possono modificare questa fisiologica perdita.
Per quanto riguarda la supplementazione sappiamo che esistono diverse sostanze e preparati vegetali che agiscono sia sulla produzione di insulina , sia sulla sensibilizzazione periferica all’insulina e sia sulla riduzione dell’assorbimento di glucosio a livello intestinale.
Usando correttamente in abbinamento, nei dovuti modi e casi specifici queste particolari molecole, ad una corretta nutrizione e ad una dose adeguata di esercizio fisico qualitativo, possiamo prevenire e agire positivamente sulla sensibilità all’insulina.
INSUGENIX E FUNZIONI:
L’interesse primario di questo prodotto è quello di massimizzare l’assorbimento muscolare dei carboidrati nel breve termine, amplificando e supportando a pieno il fisiologico lavoro dell’insulina.
Non si tratta di limitare l’assorbimento dei carboidrati, lo scopo è quello di rendere efficiente il più possibile il meccanismo di internalizzazione di glucosio a livello muscolare nel breve termine.
Per l’appunto a differenza di tanti altri prodotti circolanti, che contengono sia insulino mimetici e sia limitatori dell’assorbimento, qui vengono racchiuse molecole che singolarmente agiscono sulla sensibilizzazione periferica recettoriale all’insulina e come coadiuvanti alla produzione di quest’ultima.
Berberina: un alcaloide principalmente usato dalla medicina tradizionale cinese per ridurre emoglobina glicata e glicemia a digiuno nei casi di diabete di tipo 2.
agisce attivando l’adenosine monophosphate activated protein kinase (ampk) che segnala una carenza di energia cellulare e inibisce la protein tyrosine phosphatasi 1 che è normalmente coinvolta nell’ibizione del segnale insulinico; favorisce quindi positivamente la sensibilità all’insulina affamando la cellula di glucosio. (Azione globale)
Banaba (tannini e ac corosolico): lagerstroemina agisce come agonista del recettore dell’insulina, massimizzando e potenziando l’effetto dell’insulina sulle cellule muscolari incrementando l’esposizione dei glut 4( ac corosolico), ovvero quello di assorbire efficentemente il glucosio elevato circolante e ristabilizzare la glicemia nel minor tempo possibile. (Azione globale)
Undaria pinnatifida (fucoxantine ): per il suo contenuto in fucoxantina sappiamo che agisce anch’essa sull’incremento della produzione di glut 4 e sull’aumento della sensibilità del recettore della leptina, oltre che a molteplici effetti antiinfiammatori e antilipogenetici sul tessuto adiposo ( azione periferica)
Cinnamon (cannella): soprattutto per la presenza di MHPC che agisce come insulino mimetico, stimolando l’attivazione del recettore tirosinico dell’insulina e incrementando la soglia di attivazione, favorendo cosi un trasporto di glucosio efficace all’interno della cellula. ( azione epatica e periferica)
Inositolo (myo inositolo): è un secondo messaggero fisiologico dell’insulina che porta ad una serie di risposte cellulari come ad esempio quella della traslocazione dei glut 4 sulla membrana e favorire la glicogenosintesi a livello intramuscolare a seguito della maggior efficenza nel trasporto di glucosio. Agisce anche come antidepressivo e sulla sindrome dell’ovaio policistico ma non solo, ha molteplici fattori che tratterò in un articolo dedicato. (azione epatica e periferica)
Cromo: componente delle cromomoduline coinvolte nella mediazione del recettore dell’insulina a seguito del legame incrementando l’azione di quest’ultima ( azione periferica)
Panax quinquefolium: attivazione AMPK e soprattuto stimolazione glut nella cellula pancreatica e supportando l’autoregolazione centrale della fisiologica produzione insulinica. Inoltre i ginsenosidi bloccano a livello epatico la gluconeogenesi che come accennato in precedenza è uno dei sottopunti dell’argomento insulino resistenza e adipogenesi.
Undaria pinnatifida ( alga wakame ): ricca in fucoxantine è anch’essa associata ad un incremento dell’esposizione e produzione di glut 4 a livello cellulare.
Il problema principale di molti stack presenti in commercio contenenti molecole come ad esempio la berberina, sono l’effettiva bassa biodisponibilità.
Da studi presenti in letteratura sappiamo che il gene MDR1 ( multi drug resistance) codifica per una proteina detta GLICOPROTEINA P che essendo presente anche sulla superfice assorbente dell’intenstino, tende a rigettare via molecole come ad esempio la berberina. Oltre questo abbiamo un secondo ostacolo epatico, la berberina viene infatti demetilata nel fegato (citocromo P450) dagli enzimi di fase 1 e poi coniugata da quelli di fase 2, rendendo una parte di essa meno disponibile all’utilizzo da parte delle cellule del nostro organismo al quale era indirizzata ( ad esempio i muscoli)
La silimarina e piperina come herbal bioehnancer
I flavonolignani della silimarina agiscono come antagonisti della GLICOPROTEINA P, in questo caso quindi, la sua presenza nello stack ha solo una funzione di ‘’kamikaze’’ per salvaguardare il più possibile la biodisponibilità della nostra preziosa BERBERINA.
Discorso simile ma sta volta a livello epatico, lo facciamo con la PIPERINA contenuta ad esempio nel piper nigrum, è una di quelle sostanze facilmente reperibili in commercio, utilizzate per bypassare il problema a carico del citocromo P450, sacrificandosi per massimizzare la biodisponibilità delle molecole target di interesse presentate nello stack.
Dott. Marco Guercioni
Biologo Nutrizionista
Marco Guercioni è Dottore Specializzato in Biologia e Nutrizione, con una lunga esperienza nel campo della nutrizione sportiva, del dimagrimento e della ricomposizione corporea.
Fa parte del Team “Ricerca, Sviluppo e Divulgazione scientifica” di VitaminCompany e contribuisce allo studio di nuove formulazioni, alla creazione di articoli scientifici e alla consulenza professionale.