PRINCIPI NUTRACEUTICI UTILI ALLA LIPOLISI
- 29 giu 2018
Le conoscenze relative al mondo della nutraceutica divengono progressivamente sempre più accurate, permettendo negli anni la formulazione di prodotti realizzati nell’ottica di una sinergia di effetti funzionali ad uno specifico obiettivo: l’ottimizzazione di processi metabolici impiegabili nel processo lipolitico.
Tra le diverse sostanze nutraceutiche disponibili, un ruolo di primaria importanza è sicuramente da ascrivere all’estratto ottenibile dai frutti di caffè in quanto oltre a rappresentare un’ottima fonte di caffeina se ottenuti dal caffè verde permettono di ottenere un interessante tenore di un'altra interessantissima sostanza: l’acido clorogenico.
Quali sono i principali effetti esercitati da queste sostanze?
- Caffeina: consente di inibire l’azione della fosfodieterasi, enzima deputato alla degradazione dell’adenosin monofosfato ciclico, in pratica permette di prolungare gli effetti esercitati dalle catecolammine come adrenalina e noradrenalina nell’organismo, favorendo il consumo calorico e l’utilizzo di lipidi come fonte di energia.
- Acido clorogenico: particolarmente efficace nel favorire la perdita di peso e la riduzione nell’accumulo di adipe, in particolare a livello addominale in quanto tra gli altri effetti questa sostanza si dimostra piuttosto efficace nell’inibizione dell’attività dell’enzima 11-beta-HSD di tipo 1. Questo enzima interviene nell’attivazione cortisolo/cortisone, favorendo di conseguenza la riduzione dei livelli di pressione arteriosa e nella riduzione dell’accumulo e nell’entità dei depositi del grasso viscerale
Sinergicamente a questi effetti si rivela molto interessante l’utilizzo dell’estratto di Capsicum anum, il comune peperoncino, per il suo contenuto in capsaicina, sostanza in grado di legarsi ai recettori della linea vanilloide (alla base del processo chemestetico responsabile del “bruciore” percepito in seguito al consumo di peperoncino), l’attivazione di questi recettori comporta una cascata di eventi che si traduce in uno stimolo β adrenergico, in grado di attivare le proteine disaccoppianti della linea UCP deputate alla produzione di calore utilizzando in particolare lipidi come fonte di energia, quindi con un netto incremento nell’ossidazione dei grassi.
Ultimo ma non meno importante nell’ottimizzazione dell’ossidazione lipidica diviene il consumo di L-carnitina, sostanza in grado di intervenire a livello cellulare come trasportatore lipidico a livello mitocondriale, favorendo l’utilizzo di acidi grassi a lunga catena per i comuni processi metabolici opportunamente stimolati con le sostanze descritte in precedenza. Oltre al metabolismo lipidico anche l’ottimizzazione del metabolismo glucidico può rivelarsi utile nella riduzione dell’accumulo di lipidi, infatti quando i processi metabolici relativi ai glucidi non avvengono in piena efficienza ed efficacia, come per esempio in caso di resistenza all’azione insulinica, diviene molto più probabile che in seguito a un ridotto utilizzo quei glucidi siano riciclati e accumulati sotto forma di lipidi.
Questo può essere evitato mediante la supplementazione di cromo, micronutriente la cui carenza è correlata all’insulino resistenza, fattore potenzialmente alla base della situazione appena descritta. Oltre che con il supporto delle funzioni metaboliche implicate nel metabolismo dei lipidi e dei glucidi anche il sostegno della funzione metabolica generale, sostenuta dall’azione tiroidea, può mostrarsi un obbiettivo piuttosto interessante. Il supplemento di tirosina, aminoacido implicato nell’organicazione dello iodio alla base della sintesi degli ormoni tiroidei si rivela molto interessante in tal senso. La supplementazione di questo aminoacido infatti permette di garantire un sufficiente apporto di uno dei materiali di base per la sintesi degli ormoni tiroidei, garantendone un adeguato supporto funzionale delle dinamiche tiroidee.
Lo stimolo metabolico, soprattutto se associato ad alti livelli di attività fisica ed a un controllo delle dinamiche alimentari, ovviamente può essere correlato a sensazioni di stanchezza o spossatezza, a questo proposito si rivela molto interessante associare ai principi nutraceutici ad azione metabolica anche una sostanza ad azione adattogena, perché?
Adattogena si dimostra una sostanza o un insieme di sostanze in grado di fornire in maniera equilibrata un’azione stimolante e una rilassante, mettendo in grado il soggetto di sopportare una sollecitazione senza percepirla come stressante o comunque percependola come meno stressante, favorendo di conseguenza il mantenimento del livello di attività fisica e di modificate abitudini alimentari.
L’eleuterococco si dimostra un adattogeno ideale al raggiungimento di queste finalità. Una sorta di personalizzazione strizzando l’occhio alle specifiche necessità dell’organismo maschile e di quello femminile può essere effettuata modulando i dosaggi di specifiche sostanze come per esempio la caffeina inserita in forma libera da utilizzare in quantità ridotta nei soggetti di sesso femminile, oppure mediante l’aggiunta di aminoacidi quali l-arginina e ramificati con la funzione di fornire un micro-supporto alle funzioni metaboliche maggiormente rappresentate nell’organismo maschile. L’utilizzo sinergico e specifico di questi strumenti nutraceutici, opportunamente bilanciati può rivelarsi un utile strumento insieme ad adeguata alimentazione e attività fisica nella gestione dei livelli di grasso corporeo.
Dott. Alexander Bertuccioli
Biologo Nutrizionista
Riproduzione vietata