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Sport, salute e Vitamina D: integrare per avere delle prestazioni sportive migliori

Aspetti Essenziali

Quella delle vitamine sembra essere una tematica ormai inflazionata, si è ormai detto tutto, a volte anche il contrario di tutto e questo comporta negli utenti e nei tecnici un falso senso di sicurezza relativamente alle proprie conoscenze e competenze in merito. Il caso della vitamina D rimane piuttosto emblematico in merito, infatti questa sostanza liposolubile inizialmente etichettata come vitamina, negli ultimi anni viene sempre più considerata un vero e proprio ormone, tanto che anche in ambiti molto delicati come quello reumatologico e quello endocrinologico si parla sempre più frequentemente di effetti  terapeutici o terapia sostitutiva, piuttosto che di integrazione con la vitamina, o a questo punto con l’ormone D. Al di là di queste doverose e importanti precisazioni, occorre ricordare gli aspetti fondamentali di quella che continueremo per semplicità a chiamare vitamina D. Rientrano nella definizione di vitamina D una serie di composti che vanno dal D1 al D5, quelli maggiormente interessanti per le finalità di questa trattazione sono il D2 o ergocalciferolo (prevalentemente di origine naturale) e il  D3 o colecalciferolo (prevalentemente sintetizzato dagli organismi animali), entrambe vengono convertite in 25-idrossi-vitamina D, o 25(OH)D, mediante processi localizzati a livello epatico e renale.

Come ottiene l’organismo umano questa sostanza? Mediante due vie principali:

Via endogena: ovvero producendola a partire da precursori steroidei in seguito all’esposizione ai raggi solari e a processi di attivazione che avvengono a livello epatico e renale.

Via esogena: mediante l’apporto alimentare a partire da alimenti quali principalmente i pesci grassi, come per esempio aringhe, sgombri, sardine e tonno.


Ruolo Fisiologico

Visti questi aspetti essenziali è possibile analizzare alcuni dei principali ruoli fisiologici di questa classe di sostanze.

La prima e più nota attività è sicuramente quella a carico del metabolismo osseo, dove interviene nel mantenimento dell’equilibrio tra i livelli di calcio e fosfato caratteristici del continuo rimaneggiamento e rinnovamento di un osso sano, questo intervenendo anche in relazione ai processi deputati all’assorbimento del calcio. Per questo contrariamente a quanto veniva fatto in passato attualmente il primo approccio in problematiche quali osteoporosi, osteomalacia oppure disturbi del metabolismo del calcio secondari a iperparatiroidismo e insufficienza renale la somministrazione di vitamina D costituisce il primo approccio poi eventualmente, in caso di risposta insufficiente, integrato con somministrazione di calcio e se necessario ulteriore copertura farmacologica. La componente D3 inoltre mostra interessanti possibilità di applicazione anche nella prevenzione di complicanze metaboliche come ad esempio quelle cardiovascolari, mostrando effetti interessanti sia in relazione alla gestione delle dinamiche infiammatorie (riducendo i livelli di citochine infiammatorie circolanti) che in relazione al bilancio delle lipoproteine a bassa densità come ad esempio le LDL inoltre si mostra attiva anche in relazione al metabolismo glucidico, modulando la risposta insulinica. Risulta di immediata comprensione come la somma di questi effetti si mostri molto importante nella gestione di quadri dismetabolici come la sindrome metabolica appunto e tutta la pletora di disturbi cardiovascolari che come è importante ricordare costituiscono la prima causa di mortalità al mondo. A riprova di ciò, è possibile verificare come in soggetti con bassi livelli sierici di 25(OH)D si riscontrano con maggiore frequenza problematiche quali ipertensione, diabete, obesità e elevati livelli di trigliceridi.


Sport e Fitness

Alcuni autori inoltre attribuiscono anche a ridotti livelli di vitamina D, una ridotta capacita di risposta del sistema immunitario. Ovviamente la somma di questi effetti, dalla gestione delle dinamiche infiammatorie a quella del metabolismo osseo, passando per la sensibilità alla risposta insulinica si mostrano estremamente importante anche per innumerevoli applicazioni nel mondo dello sport e del fitness. Inoltre l’ottimizzazione delle dinamiche infiammatorie potrebbe mostrarsi molto interessante anche nella gestione del post work-out.

Diversi autori ritengono che questi effetti protettivi inizino a manifestarsi per livelli sierici di 25(OH)D compresi fra 24 e 32 ng/ml, normalmente dal punto di vista analitico in Italia vengono ritenuti desiderabili livelli sopra i 30 ng/ml.

Anche dal punto di vista della gestione delle dinamiche metaboliche legate al trofismo muscolare, la Vitamina D mostra proprietà potenzialmente interessanti: infatti oltre ad agire sulle capacita di recupero sembrano sussistere effetti positivi anche dal punto di vista ormonale; i due meccanismi principalmente indagati sono a carico degli androgeni e dell’IGF1. Indagando ulteriormente il ruolo della vitamina D nel bilancio degli androgeni è stato riscontrato come soggetti con maggiori livelli di vitamina D3 mostrino anche maggiori livelli di testosterone contestualmente a una riduzione delle SHBG (Sex hormone Binding Globuline), cioè quelle glicoproteine che legandosi a estradiolo, testosterone e di idrotestosterone ne promuovono il processo di aromatizzazione (ovvero trasformazione degli androgeni in estrogeni). Attualmente si ritiene che l’azione a carico dell’aromatasi sia da attribuire o a una vera e propria inibizione diretta oppure all’inibizione delle prostaglandine E di tipo 2, generalmente correlate allo stimolo dell’aromatasi.

Alcuni autori riportano inoltre un effetto diretto a livello delle cellule muscolari mediante i recettori VDR, che una volta legati alla vitamina D agiscono come fattori di trascrizione a livello nucleare, promuovendo o inibendo la trascrizione di determinati geni e di conseguenza promuovendo o inibendo la trascrizione delle relative proteine. Anche questi meccanismi si mostrano di estremo interesse in ambito sport e fitness, rivelandosi strumenti potenzialmente molto interessanti nella gestione dei processi di recupero e super compensazione, ovviamente anche dal punto di vista medico in caso di notevole compromissione della componente muscolare, l’utilizzo si mostra particolarmente interessante.


Dosaggio giornaliero

In letteratura generalmente troviamo proposti diversi livelli di dosaggio giornaliero, l’intervallo maggiormente proposto e quello compreso tra le 1000 e le 3000 UI, ovviamente modulato considerando fattori quali età, stile di vita, stato di nutrizione, intensità dell’attività fisica e performance status generale del soggetto.


Dottor Alexander Bertuccioli
Biologo nutrizionista

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